LETTERA
APOSTOLICA OTTOBRE 2004 – OTTOBRE 2005
INTRODUZIONE 1. «Rimani con noi, Signore, perché si fa sera» (cfr Lc 24,29). Fu questo l'invito accorato che i due discepoli, incamminati verso Emmaus la sera stessa del giorno della risurrezione, rivolsero al Viandante che si era ad essi unito lungo il cammino. Carichi di tristi pensieri, non immaginavano che quello sconosciuto fosse proprio il loro Maestro, ormai risorto. Sperimentavano tuttavia un intimo «ardore» (cfr ivi, 32), mentre Egli parlava con loro «spiegando» le Scritture. La luce della Parola scioglieva la durezza del loro cuore e «apriva loro gli occhi» (cfr ivi, 31). Tra le ombre del giorno in declino e l'oscurità che incombeva nell'animo, quel Viandante era un raggio di luce che risvegliava la speranza ed apriva i loro animi al desiderio della luce piena. «Rimani con noi», supplicarono. Ed egli accettò. Di lì a poco, il volto di Gesù sarebbe scomparso, ma il Maestro sarebbe «rimasto» sotto i veli del «pane spezzato», davanti al quale i loro occhi si erano aperti. 3. La «frazione del pane» — come agli inizi veniva chiamata l'Eucaristia —
è da sempre al centro della vita della Chiesa. Per mezzo di essa Cristo rende
presente, nello scorrere del tempo, il suo mistero di morte e di
risurrezione. In essa Egli in persona è ricevuto quale «pane vivo disceso dal
cielo» (Gv 6,51), e con Lui ci è dato il pegno della vita eterna, grazie al
quale si pregusta l'eterno convito della Gerusalemme celeste. Più volte, e di
recente nell'Enciclica Ecclesia de Eucharistia,
ponendomi nel solco dell'insegnamento dei Padri, dei Concili Ecumenici e
degli stessi miei Predecessori, ho invitato 4. Com'è noto, l'Anno dell'Eucaristia andrà dall'ottobre 2004 all'ottobre 5. Nella presente Lettera apostolica mi propongo di sottolineare tale continuità di indirizzo, perché a tutti risulti più facile coglierne la portata spirituale. Quanto alla realizzazione concreta dell'Anno dell'Eucaristia, conto sulla personale sollecitudine dei Pastori delle Chiese particolari, ai quali la devozione verso così grande Mistero non mancherà di suggerire gli opportuni interventi. Ai miei Fratelli Vescovi, peraltro, non sarà difficile percepire come l'iniziativa, che segue a breve distanza la conclusione dell'Anno del Rosario, si ponga ad un livello spirituale così profondo da non venire ad intralciare in alcun modo i programmi pastorali delle singole Chiese. Essa, anzi, li può efficacemente illuminare, ancorandoli, per così dire, al Mistero che costituisce la radice e il segreto della vita spirituale dei fedeli come anche di ogni iniziativa della Chiesa locale. Non chiedo pertanto di interrompere i «cammini» pastorali che le singole Chiese vanno facendo, ma di accentuare in essi la dimensione eucaristica, che è propria dell'intera vita cristiana. Per conto mio, con questa Lettera voglio offrire alcuni orientamenti di fondo, nella fiducia che il Popolo di Dio, nelle sue diverse componenti, voglia accogliere la mia proposta con pronta docilità e fervido amore.
I NEL SOLCO DEL CONCILIO Con lo sguardo rivolto a Cristo 6. Dieci anni fa, con Cristo infatti è al centro non solo della storia della Chiesa, ma anche della storia dell'umanità. In Lui tutto si ricapitola (cfr Ef 1,10; Col 1,15- 20). Come non ricordare lo slancio con cui il Concilio Ecumenico Vaticano II, citando il Papa Paolo VI, confessò che Cristo «è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia d'ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni»(1)? L'insegnamento del Concilio apportò nuovi approfondimenti alla conoscenza della natura della Chiesa, aprendo gli animi dei credenti ad una comprensione più attenta dei misteri della fede e delle stesse realtà terrestri nella luce di Cristo. In Lui, Verbo fatto carne, è infatti rivelato non solo il mistero di Dio, ma il mistero stesso dell'uomo.(2) In Lui l'uomo trova redenzione e pienezza. 7. Nell'Enciclica Redemptor hominis,
agli inizi del mio Pontificato, sviluppai ampiamente questa tematica, che ho
poi ripreso in varie altre circostanze. Il Giubileo fu il momento propizio
per convogliare l'attenzione dei credenti su questa verità fondamentale. La
preparazione del grande evento fu tutta trinitaria e cristocentrica. In
questa impostazione, non poteva certo essere dimenticata l'Eucaristia. Se
oggi ci avviamo a celebrare un Anno dell'Eucaristia, ricordo volentieri che
già nella Tertio
millennio adveniente scrivevo: «Il Duemila sarà un anno intensamente
eucaristico: nel sacramento dell'Eucaristia il Salvatore, incarnatosi nel
grembo di Maria venti secoli fa, continua ad offrirsi all'umanità come
sorgente di vita divina».(3) Il Congresso Eucaristico Internazionale,
celebrato a Roma, diede concretezza a questa connotazione del Grande
Giubileo. Mette conto anche ricordare che, in piena preparazione del
Giubileo, nella Lettera apostolica Dies
Domini proposi alla meditazione dei credenti il tema della «Domenica»
come giorno del Signore risorto e giorno speciale della Chiesa. Invitai
allora tutti a riscoprire Contemplare con Maria il volto di Cristo 9. Successivamente, con l'indizione dell'Anno del Rosario e con la
pubblicazione della Lettera apostolica Rosarium
Virginis Mariae, ripresi il discorso della contemplazione del volto
di Cristo a partire dalla prospettiva mariana, attraverso la riproposta
del Rosario. In effetti, questa preghiera tradizionale, tanto raccomandata
dal Magistero e tanto cara al Popolo di Dio, ha una fisionomia spiccatamente
biblica ed evangelica, prevalentemente centrata sul nome e sul volto di Gesù,
fissato nella contemplazione dei misteri e nel ripetersi dell'Ave Maria.
Il suo andamento ripetitivo costituisce una sorta di pedagogia dell'amore,
fatta per accendere l'animo dell'amore stesso che Maria nutre verso il Figlio
suo. Per questo, portando a ulteriore maturazione un itinerario
plurisecolare, ho voluto che questa forma privilegiata di contemplazione
completasse i suoi lineamenti di vero «compendio del Vangelo» integrandovi i
misteri della luce.(7) E come non porre, al vertice dei misteri della
luce, Dall'Anno del Rosario all'Anno dell'Eucaristia 10. Proprio nel cuore dell'Anno del Rosario promulgai L'Anno dell'Eucaristia si pone dunque su uno sfondo che si è andato di anno in anno arricchendo, pur restando sempre ben incardinato sul tema di Cristo e della contemplazione del suo Volto. In certo senso, esso si propone come un anno di sintesi, una sorta di vertice di tutto il cammino percorso. Tante cose si potrebbero dire per vivere bene questo Anno. Io mi limiterò ad indicare alcune prospettive che possano aiutare tutti a convergere verso atteggiamenti illuminati e fecondi. II L'EUCARISTIA MISTERO DI LUCE «Spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27) 11. Il racconto dell'apparizione di Gesù risorto ai due discepoli di Emmaus ci aiuta a mettere a fuoco un primo aspetto del mistero eucaristico, che deve essere sempre presente nella devozione del Popolo di Dio: l'Eucaristia mistero di luce! In che senso può dirsi questo, e quali sono le implicazioni che ne derivano per la spiritualità e per la vita cristiana? Gesù ha qualificato se stesso come «luce del mondo» (Gv 8,12), e
questa sua proprietà è ben posta in evidenza da quei momenti della sua vita,
come 13. I Padri del Concilio Vaticano II, nella Costituzione Sacrosanctum
Concilium, hanno voluto che la «mensa della Parola» aprisse
abbondantemente ai fedeli i tesori della Scrittura.(9) Per questo hanno
consentito che, nella Celebrazione liturgica, specialmente le letture
bibliche venissero offerte nella lingua a tutti comprensibile. È Cristo
stesso che parla quando nella Chiesa si legge «Lo riconobbero nello spezzare il pane» (Lc 24,35) 14. È significativo che i due discepoli di Emmaus, convenientemente preparati dalle parole del Signore, lo abbiano riconosciuto mentre stavano a mensa nel gesto semplice della «frazione del pane». Una volta che le menti sono illuminate e i cuori riscaldati, i segni «parlano». L'Eucaristia si svolge tutta nel contesto dinamico di segni che recano in sé un denso e luminoso messaggio. È attraverso i segni che il mistero in qualche modo si apre agli occhi del credente. Come ho sottolineato nell'Enciclica Ecclesia de Eucharistia, è importante che nessuna dimensione di questo Sacramento venga trascurata. È infatti sempre presente nell'uomo la tentazione di ridurre l'Eucaristia alle proprie dimensioni, mentre in realtà è lui a doversi aprire alle dimensioni del Mistero. «L'Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e diminuzioni».(12) 15. Non c'è dubbio che la dimensione più evidente dell'Eucaristia sia quella del convito. L'Eucaristia è nata, la sera del Giovedì Santo, nel contesto della cena pasquale. Essa pertanto porta inscritto nella sua struttura il senso della convivialità: «Prendete e mangiate... Poi prese il calice e... lo diede loro dicendo: Bevetene tutti...» (Mt 26, 26.27). Questo aspetto ben esprime il rapporto di comunione che Dio vuole stabilire con noi e che noi stessi dobbiamo sviluppare vicendevolmente. Non si può tuttavia dimenticare che il convito eucaristico ha anche un
senso profondamente e primariamente sacrificale.(13) In esso Cristo
ripresenta a noi il sacrificio attuato una volta per tutte sul Golgota.
Pur essendo presente in esso da risorto, Egli porta i segni della sua
passione, di cui ogni Santa Messa è «memoriale», come «Io sono con voi tutti i giorni...» (Mt 28,20) 16. Tutte queste dimensioni dell'Eucaristia si rannodano in un aspetto che più di tutti mette alla prova la nostra fede: è il mistero della presenza «reale». Con tutta la tradizione della Chiesa, noi crediamo che, sotto le specie eucaristiche, è realmente presente Gesù. Una presenza — come spiegò efficacemente il Papa Paolo VI — che è detta «reale» non per esclusione, quasi che le altre forme di presenza non siano reali, ma per antonomasia, perché in forza di essa Cristo tutto intero si fa sostanzialmente presente nella realtà del suo corpo e del suo sangue.(14) Per questo la fede ci chiede di stare davanti all'Eucaristia con la consapevolezza che siamo davanti a Cristo stesso. Proprio la sua presenza dà alle altre dimensioni — di convito, di memoriale della Pasqua, di anticipazione escatologica — un significato che va ben al di là di un puro simbolismo. L'Eucaristia è mistero di presenza, per mezzo del quale si realizza in modo sommo la promessa di Gesù di restare con noi fino alla fine del mondo. Celebrare, adorare, contemplare 17. Mistero grande, l'Eucaristia! Mistero che dev'essere innanzitutto
ben celebrato. Bisogna che 18. Occorre, in particolare, coltivare, sia nella celebrazione della Messa che nel culto eucaristico fuori della Messa, la viva consapevolezza della presenza reale di Cristo, avendo cura di testimoniarla con il tono della voce, con i gesti, con i movimenti, con tutto l'insieme del comportamento. A questo proposito, le norme ricordano — e io stesso ho avuto modo recentemente di ribadirlo(15) — il rilievo che deve essere dato ai momenti di silenzio sia nella celebrazione che nell'adorazione eucaristica. È necessario, in una parola, che tutto il modo di trattare l'Eucaristia da parte dei ministri e dei fedeli sia improntato a un estremo rispetto.(16) La presenza di Gesù nel tabernacolo deve costituire come un polo di attrazione per un numero sempre più grande di anime innamorate di Lui, capaci di stare a lungo ad ascoltarne la voce e quasi a sentirne i palpiti del cuore. «Gustate e vedete quanto è buono il Signore!» (Sal 33 [34],9). L'adorazione eucaristica fuori della Messa diventi, durante questo anno, un impegno speciale per le singole comunità parrocchiali e religiose. Restiamo prostrati a lungo davanti a Gesù presente nell'Eucaristia, riparando con la nostra fede e il nostro amore le trascuratezze, le dimenticanze e persino gli oltraggi che il nostro Salvatore deve subire in tante parti del mondo. Approfondiamo nell'adorazione la nostra contemplazione personale e comunitaria, servendoci anche di sussidi di preghiera sempre improntati alla Parola di Dio e all'esperienza di tanti mistici antichi e recenti. Lo stesso Rosario, compreso nel suo senso profondo, biblico e cristocentrico, che ho raccomandato nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, potrà essere una via particolarmente adatta alla contemplazione eucaristica, attuata in compagnia e alla scuola di Maria.(17) Si viva, quest'anno, con particolare fervore la solennità del Corpus Domini con la tradizionale processione. La fede nel Dio che, incarnandosi, si è fatto nostro compagno di viaggio sia proclamata dovunque e particolarmente per le nostre strade e fra le nostre case, quale espressione del nostro grato amore e fonte di inesauribile benedizione.
III L'EUCARISTIA SORGENTE ED EPIFANIA DI COMUNIONE «Rimanete in me e io in voi» (Gv 15,4) 19. Alla richiesta dei discepoli di Emmaus che Egli rimanesse «con» loro, Gesù rispose con un dono molto più grande: mediante il sacramento dell'Eucaristia trovò il modo di rimanere «in» loro. Ricevere l'Eucaristia è entrare in comunione profonda con Gesù. «Rimanete in me e io in voi» (Gv 15,4). Questo rapporto di intima e reciproca «permanenza» ci consente di anticipare, in qualche modo, il cielo sulla terra. Non è forse questo l'anelito più grande dell'uomo? Non è questo ciò che Dio si è proposto, realizzando nella storia il suo disegno di salvezza? Egli ha messo nel cuore dell'uomo la «fame» della sua Parola (cfr Am 8,11), una fame che si appagherà solo nell'unione piena con Lui. La comunione eucaristica ci è data per «saziarci» di Dio su questa terra, in attesa dell'appagamento pieno del cielo. Un solo pane, un solo corpo 20. Ma questa speciale intimità che si realizza nella «comunione»
eucaristica non può essere adeguatamente compresa né pienamente vissuta al di
fuori della comunione ecclesiale. È quanto ho ripetutamente sottolineato
nell'Enciclica Ecclesia
de Eucharistia. 21. Se l'Eucaristia è sorgente dell'unità ecclesiale, essa ne è
anche la massima manifestazione. L'Eucaristia è epifania di
comunione. È per questo che «Un cuor solo e un'anima sola» (At 4,32) Il Giorno del Signore
IV L'EUCARISTIA PRINCIPIO «Partirono senza indugio» (Lc 24,33) 24. I due discepoli di Emmaus, dopo aver riconosciuto il Signore, «partirono senza indugio» (Lc 24,33), per comunicare ciò che avevano visto e udito. Quando si è fatta vera esperienza del Risorto, nutrendosi del suo corpo e del suo sangue, non si può tenere solo per sé la gioia provata. L'incontro con Cristo, continuamente approfondito nell'intimità eucaristica, suscita nella Chiesa e in ciascun cristiano l'urgenza di testimoniare e di evangelizzare. Ebbi a sottolinearlo proprio nell'omelia in cui annunciai l'Anno dell'Eucaristia, riferendomi alle parole di Paolo: «Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga» (1Cor 11,26). L'Apostolo pone in stretta relazione tra loro il convito e l'annuncio: entrare in comunione con Cristo nel memoriale della Pasqua significa, nello stesso tempo, sperimentare il dovere di farsi missionari dell'evento che quel rito attualizza.(22) Il congedo alla fine di ogni Messa costituisce una consegna, che spinge il cristiano all'impegno per la propagazione del Vangelo e la animazione cristiana della società. 25. Per tale missione l'Eucaristia non fornisce solo la forza interiore, ma anche — in certo senso — il progetto. Essa infatti è un modo di essere, che da Gesù passa nel cristiano e, attraverso la sua testimonianza, mira ad irradiarsi nella società e nella cultura. Perché ciò avvenga, è necessario che ogni fedele assimili, nella meditazione personale e comunitaria, i valori che l'Eucaristia esprime, gli atteggiamenti che essa ispira, i propositi di vita che suscita. Perché non vedere in questo la speciale consegna che potrebbe scaturire dall'Anno dell'Eucaristia? Rendere grazie 26. Un fondamentale elemento di questo progetto emerge dal
significato stesso della parola «eucaristia»: rendimento di grazie. In Gesù,
nel suo sacrificio, nel suo «sì» incondizionato alla volontà del Padre, c'è
il «sì», il «grazie» e l'«amen» dell'umanità intera. In questo Anno dell'Eucaristia ci si impegni, da parte dei cristiani, a testimoniare con più forza la presenza di Dio nel mondo. Non abbiamo paura di parlare di Dio e di portare a fronte alta i segni della fede. La «cultura dell'Eucaristia» promuove una cultura del dialogo, che trova in essa forza e alimento. Ci si sbaglia a ritenere che il riferimento pubblico alla fede possa intaccare la giusta autonomia dello Stato e delle istituzioni civili, o che addirittura possa incoraggiare atteggiamenti di intolleranza. Se storicamente non sono mancati errori in questa materia anche nei credenti, come ebbi a riconoscere in occasione del Giubileo, ciò va addebitato non alle «radici cristiane», ma all'incoerenza dei cristiani nei confronti delle loro radici. Chi impara a dire «grazie» alla maniera del Cristo crocifisso, potrà essere un martire, ma non sarà mai un aguzzino. La via della solidarietà A servizio degli ultimi Perché dunque non fare di questo Anno dell'Eucaristia un periodo in cui le comunità diocesane e parrocchiali si impegnano in modo speciale ad andare incontro con fraterna operosità a qualcuna delle tante povertà del nostro mondo? Penso al dramma della fame che tormenta centinaia di milioni di esseri umani, penso alle malattie che flagellano i Paesi in via di sviluppo, alla solitudine degli anziani, ai disagi dei disoccupati, alle traversie degli immigrati. Sono mali, questi, che segnano — seppur in misura diversa — anche le regioni più opulente. Non possiamo illuderci: dall'amore vicendevole e, in particolare, dalla sollecitudine per chi è nel bisogno saremo riconosciuti come veri discepoli di Cristo (cfr Gv 13,35; Mt 25,31-46). È questo il criterio in base al quale sarà comprovata l'autenticità delle nostre celebrazioni eucaristiche.
CONCLUSIONE 29. O Sacrum Convivium, in quo Christus sumitur! L'Anno
dell'Eucaristia nasce dallo stupore con cui Tante iniziative potranno essere realizzate in questa prospettiva, a
giudizio dei Pastori delle Chiese particolari. Voi, sacerdoti, che ogni giorno ripetete le parole della consacrazione
e siete testimoni e annunciatori del grande miracolo di amore che avviene tra
le vostre mani, lasciatevi interpellare dalla grazia di quest'Anno speciale,
celebrando ogni giorno Sia un Anno di grazia per voi, diaconi, che siete da vicino coinvolti nel ministero della Parola e nel servizio dell'Altare. Anche voi, lettori, accoliti, ministri straordinari della comunione, abbiate coscienza viva del dono che vi viene fatto con i compiti a voi affidati in vista di una degna celebrazione dell'Eucaristia. In particolare, mi rivolgo a voi, futuri sacerdoti: nella vita di Seminario cercate di fare esperienza di quanto è dolce non solo partecipare ogni giorno alla Santa Messa, ma anche indugiare a lungo nel dialogo con Gesù Eucaristia. Voi, consacrati e consacrate, chiamati dalla vostra stessa consacrazione a una contemplazione più prolungata, ricordate che Gesù nel Tabernacolo vi aspetta accanto a sé, per riversare nei vostri cuori quell'intima esperienza della sua amicizia che sola può dare senso e pienezza alla vostra vita. Voi tutti, fedeli, riscoprite il dono dell'Eucaristia come luce e forza per la vostra vita quotidiana nel mondo, nell'esercizio delle rispettive professioni e a contatto con le più diverse situazioni. Riscopritelo soprattutto per vivere pienamente la bellezza e la missione della famiglia. Molto infine mi aspetto da voi, giovani, mentre vi rinnovo
l'appuntamento per 31. Stanno davanti ai nostri occhi gli esempi dei Santi, che
nell'Eucaristia hanno trovato l'alimento per il loro cammino di perfezione.
Quante volte essi hanno versato lacrime di commozione nell'esperienza di così
grande mistero ed hanno vissuto indicibili ore di gioia «sponsale» davanti al
Sacramento dell'altare. Ci aiuti soprattutto A tutti giunga, apportatrice di grazia e di gioia, la mia Benedizione. Dal Vaticano, il 7 ottobre, memoria della B. Maria Vergine del Rosario, dell'anno 2004, ventiseiesimo di Pontificato. IOANNES PAULUS PP.II (1) Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 45. (2) Cfr ibid., 22. (3) N. 55: AAS 87
(1995), 38. (4) Cfr n. 32-34: AAS 90
(1998), 732-734. (5) Cfr n. 30-32: AAS
93 (2001), 287-289. (6) Ibid., (7) Cfr Lett. ap. Rosarium Virginis Mariae (16 ottobre 2002), 19.21: AAS 95 (2003), 18-20. (8) Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia (17 aprile 2003), 53: AAS 95 (2003), 469. (9) Cfr n.51. (10) Cfr ibid., 7. (11) Cfr ibid.,
52. (12) Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia (17 aprile 2003), 10: AAS 95 (2003), 439. (13) Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia (17
aprile 2003), 10: AAS 95 (2003), 439; Congr. per il Culto Divino e (14) Cfr Lett. enc. Mysterium fidei (3 settembre 1965), 39: AAS 57 (1965), 764; S. Congr. dei Riti, Istr. Eucharisticum mysterium sul culto del Mistero eucaristico (25 maggio 1967), 9: AAS 59 (1967), 547. (15) Cfr Messaggio Spiritus et Sponsa, nel XL anniversario della Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla Sacra Liturgia (4dicembre 2003), 13: AAS 96 (2004), 425. (16) Cfr Congr. per il Culto Divino e (17) Cfr ibid. (18) Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia (17 aprile
2003), 44: AAS 95 (2003), 462; Codice di Diritto Canonico, can. 908; Codice
dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 702; Pont. Cons. per (19) Cfr Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte (6 gennaio 2001), 43: AAS 93 (2001), 297. (20) Cfr Conc. Ecum. Vat.
II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 41. (21) N. 33: AAS 90 (1998), 733. (22) Cfr Omelia nella solennità del Corpus Domini (10 giugno 2004), 1: L'Osservatore Romano, 11-12 giugno 2004, p.6. (23) Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 36. (24) Cfr ibid. (25) Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 1. (26) Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia (17 aprile 2003), 53: AAS 95 (2003), 469.
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